Mercoledì 3 maggio, dalle ore 16 alle ore 18.30 presso la Giesse SpA a Budrio si terrà il meeting conclusivo del progetto “Il fenomeno della rilocalizzazione produttiva (re-shoring) in Emilia Romagna”, sviluppato dall’Assessorato alle Attività Produttive in collaborazione con le Università di Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia e Parma.Oggi il tema della rilocalizzazione produttiva (o “Reshoring”) suscita crescente interesse per i policy maker e gli studiosi in quanto è considerato uno strumento di sviluppo economico in grado di innescare un circolo virtuoso di attrattività di imprese all’interno del nostro territorio, con impatti importanti sull’aumento di posti di lavoro e sul rafforzamento del tessuto industriale.Data l’importanza strategica di questo fenomeno, la Regione Emilia Romagna ha intrapreso una ricerca in rete con gli Atenei di Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia e Parma, allo scopo di indagare il fenomeno e di progettare azioni integrate a supporto di tale fenomeno.E’ significativo che i quattro Atenei facciano rete con la Regione per mettere a sistema le proprie competenze, coinvolgendo banche, sindacati e scuole superiori per progettare interventi e strumenti in grado di supportare le imprese nelle decisioni di rilocalizzazione produttiva.“Questo progetto è nato con l’obiettivo di cominciare ad esplorare un fenomeno, il reshoring, potenzialmente molto rilevante in termini di ricadute occupazionali e di contributo alla innovazione e al rafforzamento delle nostre filiere oltre ad essere un segnale di competitività di un territorio. Un progetto che, tra gli altri, si è caratterizzato con la collaborazione congiunta di Regione e dei 4 atenei del territorio. Un mix di competenze e saperi, uniti, per elaborare proposte concrete sviluppo per il futuro” , dice il Presidente Bonaccini.L’indagine sullo stato dell’arte di un fenomeno così complesso e dalle diverse sfaccettature ha visto impegnati Professori e Ricercatori esperti di diverse discipline come Ingegneria Gestionale, Economia Industriale, Management e Sociologia.Il prof. Barbieri, dell’Università di Bologna, commenta: “L’integrazione delle competenze e la multidisciplinarietà sono la principale risorsa quando si affronta un problema complesso”Il fenomeno, ancora poco conosciuto, alla luce della ricerca si è rivelato sorprendentemente più significativo di quanto si pensasse.Il prof. Prodi, dell’Università di Ferrara, rileva: “Anche altri paesi, come gli Stati Uniti, stanno creando policy per favorire il rientro. È fondamentale che le istituzioni e i soggetti economici lavorino insieme per favorire e permettere il reshoring”.La portata del fenomeno è dimostrato anche dai dati emersi dalla ricerca condotta da Uni-CLUB MoRe Back-reshoring (un gruppo di ricerca interuniversitario che si occupa di monitorare il fenomeno di reshoring, cui afferiscono anche gli atenei di Bologna e Modena-Reggio Emilia) da cui è emerso che negli ultimi anni l’Emilia Romagna ha registrato 21 decisioni di reshoring, che rappresentano il 17,4% dei casi registrati in tutta Italia, posizionandosi al secondo posto tra le regioni italiane, seconda solo al Veneto.Commenta l’Assessore Costi: “La Regione Emilia Romagna ha nell’attrattività e nello sviluppo e rilancio delle sue filiere uno degli asset fondamentali delle sue politiche. Il progetto ha portato a risultati innovativi ed interessanti che rappresentano un punto di partenza nell’elaborazione e nello sviluppo di politiche che possano incentivare e facilitare il rientro di investimenti produttivi che si possano tradurre in occupazione, sviluppo e quindi benessere per i cittadini.”Tra le aziende emiliane che hanno già effettuato una decisione di Reshoring, Argo Tractors, Beghelli, Giesse e Wayel sono state oggetto della ricerca, e grazie alla loro disponibilità nel fornire informazioni e dati, hanno permesso di ripercorrere il processo che li ha condotti a riportare le attività produttive in Italia. La testimonianza di queste aziende sarà utile per dare al territorio indicazioni su come incentivare queste scelte.“Come non partire dalle aziende che sono state pioniere per capire questo fenomeno?”, riferisce il prof. Mosconi, dell’Università di Parma, “il nostro territorio nel tempo ha appreso che per sviluppare queste decisioni è fondamentale un approccio corale che supporti l’impresa fin dai primi momenti. In quella fase, decidere tra la nostra Regione e qualche altra parte nel mondo è un attimo”.Il progetto promosso dalla Regione ha coinvolto, inoltre, diversi stakeholder del territorio nella co-progettazione di tali azioni e policy di territorio con un workshop organizzato nel mese di Novembre. In tale circostanza sono stati organizzati tavoli di concertazione in cui Sindaci del territorio, Dirigenti d’azienda e Presidi, Banche e Sindacati hanno suggerito proposte su cui costruire policy a livello regionale, che possano favorire il processo di rientro degli investimenti produttivi in Emilia Romagna.“Non ci possiamo più permettere di stare alla finestra e aspettare che gli altri facciano qualcosa” sottolinea il prof. Matteo Vignoli, dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, “se vogliamo affrontare i problemi del nostro territorio dobbiamo imparare a lavorare insieme, per fornire soluzioni concrete in cui tutti gli attori si sentano responsabili nel metterle in pratica”.Tra le organizzazioni presenti al workshop oltre alle imprese oggetto della ricerca sono state presenti anche aziende del territorio come Ima, Dallara, Bonfiglioli Toyota LTE, Touring Sense, Marini-Fayat e Soitec, istituzioni finanziarie come Unicredit, Unipol e Intesa San Paolo, Comuni della Regione come Reggio Emilia, Fornovo, Città Metropolitana di Bologna, Ostellato, Associazioni e istituzioni come CNA, CGIL, CISL, CRIT, SIPRO ed enti di formazione e ricerca quali ITS Maker, ITIS di Fidenza, IIS Gadda e l’Università degli Studi dell’Aquila.Nel corso dell’evento conclusivo saranno presentate e discusse anche le indicazioni più significative emerse durante il Workshop di Novembre.L’evento conclusivo che si terrà presso la Giesse SpA (un’azienda emiliana protagonista di diverse operazioni di rilocalizzazione produttiva) prevede un confronto attivo e trasparente sulle priorità strategiche volte a promuovere il rientro di attività produttive e l’attrattività economica del territorio regionale, alla luce di quanto emerso dalla ricerca.“Siamo orgogliosi di ospitare questo incontro” dice Matteo Fini, Operations Manager di Giesse, “è significativo che la Regione decida di parlare di rientro della produzione nella speranza che l’esperienza sviluppata da alcune aziende del territorio possa essere messa a valore per tutti”.Dopo l’introduzione ai lavori dell’Assessore Palma Costi, seguiranno gli interventi dei proff. Paolo Barbieri e Giorgio Prodi, rispettivamente dell’Università di Bologna e di Ferrara, che presenteranno il fenomeno del reshoring in Emilia Romagna, e del prof. Matteo Vignoli dell’Università di Modena-Reggio Emilia, che illustrerà delle proposte di azioni a supporto dei processi di reshoring scaturite della ricerca.Dopo un dibattito sulle proposte da parte di tutti i partecipanti, seguirà una tavola rotonda moderata dal prof. Franco Mosconi dell’Università di Parma, in cui da diversi punti di vista in base all’esperienza specifica di ognuno si confronteranno Silvano Bertini, Responsabile Servizio Ricerca, Innovazione, Energia ed Economia Sostenibile della Regione Emilia Romagna, il Sindaco di San Lazzaro di Savena Isabella Conti, Andrea Goldstein, Managing Director NOMISMA e Matteo Fini, Operations Manager di Giesse.Chiuderà i lavori l’intervento del Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che a partire dalle indicazioni più significative emerse dalla ricerca, traccerà delle potenziali linee di intervento per azioni di supporto all’attrattività del territorio. Comunicato stampa congiunto degli atenei di Bologna, Ferrara, Modena-Reggio Emilia e Parma